Barbara De Luca
Blog ufficiale dell'Associazione "Cittadinanza Per La Magistratura"
lunedì 2 aprile 2012
Fiaccolata antimafia a Partanna Mondello
“Partanna che cambia” è lo slogan che si legge sullo striscione di apertura del corteo che per la prima volta per le strade di Partanna Mondello ha visto sfilare con le fiaccole in mano circa un centinaio di partecipanti . Il 15 marzo semplici cittadini e appartenenti a varie associazioni sono venuti da diverse parti della città, per la prima volta in questo pezzo di Palermo, in un quartiere che ricade in pieno territorio di influenza del boss Lo Piccolo e dei suoi affiliati , per una netta presa di posizione contro la mafia. Si è voluto affermare un sacrosanto principio di legalità e di trasparenza in risposta ad una delle purtroppo tante intimidazioni mafiose a cui ogni giorno si assiste in vari quartieri della città e a cui non si presta quasi più attenzione. Questa volta il meccanismo di estorsione si è inceppato, il sig. Giovanni Candido ha detto no rivolgendosi alle forze di polizia e ad Addiopizzo. E’ nata così una fiaccolata di solidarietà verso questo commerciante che ha dato l’unica risposta che ciascun cittadino dovrebbe dare “IO NON CI STO”. E’ questo l’appello che vogliamo rilanciare agli abitanti del quartiere che ancora, come tanti altri, sono vittima di una paura così forte che gli impedisce persino di sfilare con una candela in mano in sostegno di un loro vicino. Un primo grosso passo è stato fatto, Partanna non è sola. La manifestazione è stata anche un’occasione per avvicinare, insieme ai promotori dell’iniziativa, gli altri negozianti, che da dietro le vetrine ci guardavano stupiti, ad unirsi a noi e comunque per fargli sentire che cambiare si può, che la rotta è stata invertita. Non vogliamo che tutto questo svanisca senza che si raccolgano i frutti, inviteremo, insieme agli organizzatori, i negozianti a volersi far sentire di più e a voler avere maggiore fiducia nel fatto che insieme ce la possiamo fare. Lo si può e lo si deve fare, soprattutto, come giustamente ribadito da una delle partecipanti, “lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri giovani!”
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