mercoledì 27 agosto 2014

Verità e giustizia di Liborio Martorana

Capita spesso nella nostra città e non solo di incontrarli, sempre assieme, mai da soli, due figure che non passano mai inosservati. Ma d’altronde come potrebbero? Lui alto e robusto, un po’ sovrappeso, con i capelli e la lunga barba ormai imbiancata e lei piccola e minuta quasi esile. Due persone a modo, dolci e gentili che non disdegnano mai un sorriso o una pacca sulle spalle, pronte sempre ad una risposta quando gli viene chiesto del loro dramma. Due persone che nel bel mezzo della propria vita, quando tutto sembra andare per il meglio, per il verso giusto, quando la felicità raggiunta sembra non smettesse di esistere, proprio in quel momento sono stati costretti loro malgrado a fare la conoscenza del dolore, a vedere in faccia l’espressione della morte, ad assistere allo strazio dello strappo dal petto ciò che di più importante avevano. Strappati da mani indegne al servizio di forze oscure, in nome di qualcosa che sconvolge il vivere civile. Due persone che malgrado ormai conosco da diverso tempo e conosco la loro storia abbastanza bene, mi viene difficile descriverli, descrivere il loro dolore, la loro pazienza, la tenacia ed il coraggio, quel coraggio che solo due persone come loro possono mostrare nella ricerca continua ed incessante della ricerca di verità e giustizia. Verità e giustizia, due parole che indicano tutte le rivendicazioni di questo mondo e sono due parole che incessantemente ripetono i coniugi Agostino, genitori di Nino Agostino agente di polizia trucidato assieme alla giovane moglie Ida, incinta di qualche mese, proprio davanti agli occhi dei suoi genitori. E queste due parole che ricorrono continuamente nelle bocche di Vincenzo Agostino e di Augusta Schiera fino ad oggi non hanno avuto risposta. Si perché il caso dell’agente Agostino e della moglie Ida dopo avere subito l’onta del depistaggio come una questione di donne, veniva relegato nel ripostiglio del segreto di stato. E sono ormai ben venticinque anni che queste due persone, i coniugi Agostino non fanno altro che ripetere sempre le stesse parole, descrivono continuamente certi indizi, come quello di “faccia da mostro”, venuto fuori adesso e riconosciuto da Vincenzo come il guidatore della motocicletta che il giorno prima della morte del figlio e della nuora andò a cercare Nino nella casetta al mare di Villagrazia di Carini. E sono venticinque anni che Vincenzo Agostino chiede di ricercare tra gli agenti di polizia quel faccia da mostro, venticinque anni…pazzesco! E sono venticinque anni che queste due figure sempre assieme girano l’Italia raccontando la loro triste ed assurda storia. Venticinque anni trascorsi ad aspettare verità e giustizia, chiedendole, ora in una piazza, ora in una scuola, oppure attraverso giornali, radio, televisioni, chiedendole ovunque ed a chiunque attraversi istituzionalmente il caso del figlio Nino e della giovane nuora Ida. E sono venticinque anni che i coniugi Agostino non ricevono risposta da nessuno, soprattutto da quegli organi istituzionali che dovrebbero invece garantire la verità continua e papale, quella verità di cui tutto il Paese ha bisogno. Ma perché questa verità non arriva e soprattutto perché dopo tutto questo tempo non viene rimosso da questo caso l’appellativo di “segreto di stato”? Cosa nasconde il caso Agostino e quali sono gli elementi che lo rendono al pari di tanti altri casi importanti dei quali non si può parlare? Cosa si aspetta per decretare la liberatoria del segreto di stato? Come possiamo vedere le domande sono tante ma di risposte niente. In ben venticinque anni di risposte la famiglia Agostino non ne ha avute, come non ne ha avute il popolo sovrano, colui che decide nelle cabine elettorali e colui che in molti casi viene tenuto all’oscuro di tutto. La famiglia Agostino ha pagato e continua a pagare un prezzo altissimo in quella che è la lotta alla criminalità organizzata, ne ha pagato il prezzo con la vita del figlio e della nuora incinta e tutt’ora continua a pagare con la destabilizzazione familiare, con la perdita di quella pace e quell’armonia familiare che regnava prima dell’assassinio di Nino e della moglie Ida. Quanto tempo dovrà passare ancora prima che i coniugi Agostino abbiano riconosciuto quella verità e giustizia che da venticinque anni vanno chiedendo? Forse si aspetta che Vincenzo ed Augusta passino a miglior vita? Ma statene certi cari signori che anche se i familiari diretti non saranno più in vita ci saranno sempre tanti altri cittadini a continuare l’opera di sensibilizzazione contro le organizzazioni mafiose, perché anche se impari sappiate che non vi daremo tregua, in questa lotta noi non faremo prigionieri. Liborio Martorana

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