lunedì 17 novembre 2014

A testa alta - Federico Del Prete - una storia di resistenza alla camorra

Il pomeriggio del 14 novembre 2014 per un paio d’ore siamo stati in compagnia di persone che camminano con la testa alta! L’occasione è stata data dall’incontro organizzato da Cittadinanza per la magistratura per parlare del libro intitolato “A testa alta – Federico Del Prete: una storia di resistenza alla camorra”. Nella libreria Leggere è… di Partinico, siamo stati in piacevole compagnia dell’autore Paolo Miggiano, di Brizio Montinaro, Gianluca Manca ed Amico Dolci. Dopo una breve introduzione fatta da Giovanni Palazzotto (Cittadinanza per la Magistratura) che ha descritto i punti salienti che ci hanno portato a scegliere questo libro per parlarne insieme, la parola passa all’autore. Paolo Miggiano inizia parlandoci di come è nato questo libro, di come il figlio di Federico Del Prete, Gennaro, desiderasse una storia che ristabilisse la verità su di loro. E’ la storia di un tranquillo ambulante campano che un giorno, stanco di subire, decide di dire no alla camorra che gli impone il pizzo per poter lavorare nei mercati rionali. Paolo Miggiano, con grande lavoro di indagine, compiuto con scrupolosa attenzione, ci porta dentro un mondo spesso sconosciuto; un mondo dove l’estorsore non ha il “solito” volto dello scagnozzo del boss, ma ha quello di un uomo delle istituzioni, un vigile urbano che grazie poi alle denunce di Del Prete verrà arrestato e condannato. Federico del Prete si trova, suo malgrado, a diventare un eroe; fonda un sindacato degli ambulanti per difendere coloro di cui nessuno, finora, si era minimamente occupato. Inoltra quantità infinite di denunce fin quando un ispettore di polizia, incuriosito da tanto coraggio, non decide di approfondire. Grazie al lavoro doveroso dell’ispettore Ercolano, nascono una serie di indagini, di intercettazioni ambientali che portano a diversi arresti, ma che purtroppo costano la vita a Federico che il 18 febbraio del 2002 viene ucciso, ucciso da qualcuno che conosce bene, tanto da avergli tenuto a battesimo il figlio. Altro aspetto toccante del libro è il racconto dell’odissea che hanno dovuto passare i figli del primo matrimonio per avere riconosciuto lo status di figli di vittima innocente, una vittima che,come sottolinea Paolo, non si trovava affatto al posto sbagliato nel momento sbagliato come spesso ci sentiamo dire quando vengono uccise persone che non c’entravano niente. Per diversi anni i primi due figli di Del Prete non sono mai neppure nominati e spesso purtroppo si è quasi negata la loro esistenza. Inframmezzata dalle coinvolgenti letture di Simonetta Genova (Cittadinanza per la Magistratura) il pomeriggio va avanti con la testimonianza di Brizio Montinaro fratello di Antonio, agente di scorta del giudice Falcone. Brizio racconta che ha vissuto questa giornata come in una macchina del tempo dove, con un salto temporale, si è trovato catapultato al 24 maggio del 92, giorno successivo all’uccisione di suo fratello. Racconta dell’emozione nel passare all’altezza della stele di Capaci per raggiungere Partinico e di come per lui sia stato importante, dopo tanti anni di silenzio, fare memoria con la sua testimonianza per elaborare il lutto. La sua è una testimonianza fatta con tutta la semplicità e la concretezza di chi rifugge da quell’antimafia di facciata con cui spesso siamo costretti a confrontarci. Nella testimonianza di Gianluca Manca viene fuori l’esigenza di agire a testa alta, spesso anche contro il proprio tessuto familiare e contro il proprio contesto territoriale. Gianluca sottolinea la somiglianza tra il contesto sociale di Federico Del Prete e quello in cui suo fratello e la sua famiglia sono stati e sono costretti a confrontarsi ogni giorno: il contesto di Casal di Principe e quello di Barcellona Pozzo di Gotto, terre piene di omertà e di collusioni oltre che di tante persone che desiderano affrancarsi da tutto ciò, ma che ancora difficilmente ci riescono. La parola passa ad Amico Dolci che sottolinea alcune parole come Resistenza, quel resistere senza sparare che è stato peculiare della lotta combattuta da suo padre e la parola Tragedia che è quella della povertà che accomuna la famiglia Del Prete con gli abitanti della Partinico dei tempi di Dolci. Continua denunciando una certa distrazione sociale verso queste problematiche , mentre invece servirebbero tanti ragazzi che abbiano la voglia e la forza di fare” presto e bene perché si muore”. Con grande garbo e cordialità siamo stati ospitati nella libreria di Maurizio De Luca, il quale rimarca come bisogna imparare a leggere oltre le cose per come sono per cercare la verità. Questo è quello che Maurizio da anni fa con i suoi studenti di Cinisi per estirpare quel pensiero mafioso che spesso è dentro ognuno di noi. Bisogna far prevalere la normalità del fare il proprio dovere. La serata si conclude con l’intervento sempre toccante di Vincenzo Agostino - papà di Nino - agente di polizia ucciso ed ancora in cerca della verità. Vincenzo racconta che lui e la moglie Augusta da venticinque anni camminano a testa alta e con la testa alta hanno girato e girano tantissime scuole in ogni parte d’Italia per raccontare la loro storia. “Nelle scuole – racconta Vincenzo – io parlo con centinaia di ragazzi ed ogni volta io ne prendo uno o due per incontro, saranno loro che porteranno avanti la mia storia e la trasmetteranno. A poco a poco, uno o due alla volta si è creato un piccolo esercito di giovani con una mentalità diversa e con dei valori più sani.” Finite le testimonianze e gli interventi , facciamo fatica ad accomiatarci e nessuno vuole andare via, ma il tempo scorre e nostro malgrado dobbiamo salutarci. Vogliamo però ancora una volta ringraziare gli amici che si sono sobbarcati il sacrificio di fare tanti chilometri per essere con noi: non gli saremo mai abbastanza grati. Ancora una volta abbiamo messo insieme dei fili che tessono un nuovo tessuto di legalità e di questo siamo fieri, possiamo dirlo proprio A TESTA ALTA. Barbara De Luca

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