La giornata
è bella, il sole scalda ed una leggera brezza mitiga questo calore. La
direzione di marcia è verso il paesino di Cerda, una volta famoso per la mitica
Targa Florio ed adesso patria del carciofo, in questo lunedi di primavera che
invita alla ricerca di odori che si mescolano nell’aria. Il percorso tra le
colline cerdesi è di un verde molto intenso che si perde a vista d’occhio e
dove a sprazzi si notano macchie di giallo, di fucsia, di arancione e di rosso
cupo, colori tipici in questo periodo della campagna siciliana. Come da un po’
di tempo facciamo l’Associazione Cittadinanza per la Magistratura anche oggi ha
un incontro in una delle scuole di provincia che mostrano fame e sete per
quanto riguarda la cultura della legalità. La scuola in questione è l’Istituto
comprensivo di Cerda, dove un centinaio di alunni della scuola media e delle
superiori ci stava aspettando. Come da calendarizzazione dell’Associazione
l’incontro era stato preparato dal vice presidente Arch. Giovanni Palazzotto
assieme ad alcune docenti dell’istituto proprio all’interno dei percorsi di
legalità, e questa volta assieme a noi c’è la testimone di giustizia Valeria
Grasso. Larrivo a scuola è sempre entusiasmante e l’ingresso in aula magna è
accompagnato da un brusio che solo i ragazzi sanno fare. Mentre Giovanni Palazzotto
attende l’arrivo di Valeria Grasso, il sottoscritto assieme a Giuseppe Leone
intratteniamo i ragazzi raccontando di Peppino Impastato, cercando di rendere
leggero il messaggio che si vuole lasciare agli studenti ed infine Giuseppe
Leone traccia un disegno molto particolare di come era il suo concittadino
Peppino. Nel frattempo l’arrivo di Valeria mette un po’ di subbuglio nell’aula
magna ponendo l’attenzione su questa persona appena arrivata. Dopo Giuseppe
Leone prende la parola Giovanni Palazzotto, impostando il discorso iniziale su
un concetto didattico di ciò che vuol dire legalità, captando l’attenzione del
giovanissimo ed attento pubblico.
Valeria
Grasso introduce il racconto della sua storia parlando di droga e di bullismo
che tanto esiste nelle nuove generazioni, e cercando di stimolare l’interesse
degli studenti. La sua storia che noi tutti conosciamo ha zittito il brusio che
inevitabilmente si viene a creare in momenti di pausa. Valeria racconta la sua
storia calcando la mano sulla normalità di ciò che vuol dire denunciare il
racket e di cosa significa vivere per diversi anni in località protetta, dove
era stata trasferita di punto in bianco assieme alla sua famiglia, lasciando a
Palermo tutti i propri affetti, le amicizie, specie per i figli di Valeria
tutti in giovanissima età e con radici che si erano consolidate in città. Il
dibattito che ne consegue si svolge come sempre con domande e risposte da una
parte e dall’altra proseguendo poi col racconto che fa Valeria di Giuseppe Di
Matteo il bambino ucciso da Giovanni Brusca e da Leoluca Bagarella e dagli stessi
sciolto nell’acido, in quanto figlio del collaboratore di giustizia Santino Di
Matteo. Racconto che lascia esterrefatti ed ammutoliti i ragazzi.
Tornando al
tema droga, Valeria, espone tutti rischi dall’uso di sostanze stupefacenti e
mettendo in guardia i ragazzi del fatto che la mafia con questo mercato si
arricchisce producendo morte, immettendo sul mercato nuove sostanze tossiche
come la “droga di stupro” e di come ci si può difendere in queste situazioni.
Il dibattito prosegue tra Valeria ed i ragazzi i quali vorrebbero continuare
per molto a porre domande a Valeria. Una ultima domanda posta da una alunna
chiedeva se Valeria avesse paura, la risposta è stata realistica: La paura è
insita in tutte le persone che hanno a che fare con le organizzazioni
criminali, e che se non si comincia si resta sempre nelle grinfie di questi delinquenti.
Chiude
l’incontro l’intervento finale di Giovanni Palazzotto incitando i ragazzi
all’applauso verso Valeria e verso i propri docenti che si sono impegnati nella
riuscita di questo incontro.
Anche oggi
sono stati piantati dei semi che speriamo possano sbocciare e dare frutti di
legalità.
Al prossimo
incontro.
liborio
martorana
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