mercoledì 22 aprile 2015

Il coraggio di vincere la paura



Continua senza soste il lavoro dell’Associazione Cittadinanza per la Magistratura lungo il percorso di legalità all’interno delle scuole siciliane, e lo fa senza guardare niente, senza porre attenzione ad interessi personali quali impegni di lavoro o anche nel sacrificare tempo libero da impiegare in attività diverse. Fare parte di questa associazione significa attenzionare  la magistratura intesa non come potere ma solo come organo di imparzialità nel amministrare la giustizia, e soprattutto nel dare supporto ai testimoni di giustizia, ai familiari delle vittime di mafia ed a quelle persone che dalla mafia hanno subito solo danni morali e materiali. I soci di questa associazione si spendono con abnegazione nel supportare questi soggetti che altrimenti sarebbero soli ed abbandonati a se stessi. E anche oggi CpM ha fatto la sua parte, ha scritto una bella pagina  di semina della legalità alla scuola Luigi Pirandello di Cerda, assieme ad Alessandro Marsicano, lontani da luci, da telecamere, da riflettori, da microfoni, piantando semini che sbocceranno . Ma chi è Alessandro Marsicano? Marsicano è un piccolo imprenditore palermitano che opera nel campo della pasticceria, uno che rende la bocca dei suoi clienti addolcita dalle sue prelibatezze di una pasticceria ricercata e lavorata con sistemi artigianali e prodotti genuini. Sin da ragazzino vive all’interno della pasticceria che il padre aveva aperto a metà del rione Villaggio Santa Rosalia e Medaglie d’oro, circa cinquant’anni addietro. Alessandro coltiva  il sogno di una attività che possa svilupparsi in grandezza ed in produzione  scandito da passione ed amore per il lavoro. Ed il sogno di Alessandro sembra essersi avverato nel momento in cui quella mattina tirò su quella saracinesca di un locale più grande e più bello, tra la felicità della sua famiglia, di suo padre vecchio pasticciere che ad un certo punto si era fatto convincere da suo figlio ad allargare l’attività. L’apporto della moglie e la presenza dei genitori e del figlio piccolo danno la misura del sogno avverato che questo giovane coltivava sin da sempre. Tutto funziona alla perfezione quella mattina le luci accese del nuovo locale luccicano e splendono come gli occhi di questa famiglia che con tanti sacrifici aveva realizzato un sogno, e state sicuri che in una terra come la nostra attuare sogni imprenditoriali non è cosa da poco. Ed infatti la longa mano del racket non tarda a farsi vedere, e proprio in quella mattinata, dove due emissari della mafia si sono presentati alle porte di quel sogno con l’intenzione di inquinarlo, di distruggerlo. “Marsicano vieni fuori che ti dobbiamo parlare” disse uno degli emissari del racket al giovane lavoratore, “ma le hai le autorizzazioni per aprire questo locale?”. Da questo momento cominciò il calvario di questa famiglia, fatta di umiliazioni e di vessazioni, di rapine ed aggressioni, di tensione e di paura, si perché la famiglia di Alessandro Marsicano, pasticciere, aveva anche paura, e sarebbe stupido dire che non ne avessero, di pedinamenti e di continue minacce ed esborsi dapprima di merce a gratis e poi con richieste di denaro, persino nel momento in cui Alessandro avrebbe dovuto fare visitare il padre affetto da sla in un centro specialistico. Niente, loro volevano i soldi e non si crucciavano del fatto che in quel momento il padre anziano di Alessandro stava male. “Tu ci devi dare i soldi, a noi di tuo padre non interessa niente, dacci i soldi e basta!”. A quel punto non resta altro che andare a denunciare.
“Preferisco guardare negli occhi i ragazzi!”, sono le parole di Alessandro Marsicano al’esordio  del suo racconto nella scuola comprensiva Luigi Pirandello di Cerda in provincia di Palermo, una provincia che se da un lato ha fame ed arsura di cultura della legalità d’altro canto non mancano le famiglie mafiose che comandano nei piccoli paesini decidendo la vita di intere comunità. E’ toccante l’approccio con i ragazzi, parla e racconta di un sogno coltivato da un ragazzo nella continuazione di una attività familiare, un sogno che qualcuno ha cercato e ancora cerca di infrangere . Il racconto di Alessandro crea nell’aula magna una atmosfera silenziosa, l’ascolto da parte dei docenti e dei ragazzi è totale, e nel suo raccontare Alessandro riesce ad instaurare con l’aula una sorta di pathos con un messaggio di positività  che i ragazzi recepiscono alla grande,  cercando di fare capire  il valore di esercitare azioni di legalità. E’ un cancro terribile il racket mafioso e  come un cancro non ha riguardi per nessuno dice l’imprenditore. Il dato positivo che Marsicano comunica ai ragazzi è la piena fiducia che assieme alla sua famiglia mette nelle istituzioni, ed allo stesso tempo mette in evidenza l’indifferenza della gente mentre veniva schiaffeggiato dai mafiosi davanti la sua pasticceria, davanti il suo sogno. Apre il suo cuore verso i ragazzi attenti mentre racconta la sua storia con tutti i fatti accaduti. Sembra un film a puntate questa storia, un film che si potrebbe chiamare Calvario di Sicilia. “Il cambiamento deve essere vostro!” questo dice il giovane imprenditore, “vivere nella legalità e nel rispetto verso gli altri, vivere nella legalità per non ritrovarsi un giorno a dovere essere un giorno  vittima di questo cancro e dove un futuro imprenditore non debba trovarsi costretto a pagare il pizzo o a lasciare la propria azienda nelle mani dei mafiosi dopo avere fatto tantissimi sacrifici!”. Le domande dei ragazzi sono varie ed incalzanti, e la sincerità giovanile pone quesiti pertinenti. “Come immagina il futuro suo e della sua famiglia?” è una delle domande che viene posta ad Alessandro Marsicano, “il mio futuro lo immagino con mio figlio che continua il mio lavoro e dal momento che verrà qualcuno a domandare il pizzo, senza esitazioni andare a denunciare il fatto, quindi un futuro di legalità senza tentennamenti!”. E’ un fiume in piena Alessandro nel raccontare ciò che gli è successo davanti ad un pubblico attento ed esigente comunicando a questi l’esempio del coraggio di vincere la paura.  
liborio martorana                                                                                                      

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