lunedì 4 maggio 2015

Scegliete bene da che parte stare



Continua senza sosta da parte dell’Associazione Cittadinanza per la Magistratura il lavoro di sensibilizzazione nelle scuole della provincia di Palermo. Oggi è toccato al paese di San Giuseppe Jato dove assieme ai coniugi Agostino genitori del poliziotto ucciso assieme alla moglie ben 26 anni addietro e dove ancora oggi questi genitori che chiedono verità e giustizia, hanno portato una testimonianza all’interno della scuola media S: Riccobono. E Cittadinanza per la Magistratura nel suo girovagare fa tappa proprio nel paesino della valle dello Jato, ricco di tradizioni e di reperti archeologici risalenti al III – IV secolo a. c. La strada detta della liberazione che da Palermo porta a San Giuseppe Jato è abbastanza scorrevole e panoramica. La valle vista dalla strada prossima al bivio di entrata in paese mostra un panorama mozzafiato, una immensa distesa di verde circondata dai suoi monti, mentre alcuni cartelli stradali oltre a mostrare la strada verso il paese indica anche quella verso Portella della ginestra e Piana degli Albanesi.
San Giuseppe Jato non è solo un paese di mafia come poteva essere una volta al tempo della famiglia dei sanguinari Brusca. Oggi la cittadinanza jatina vuole scrollarsi di dosso quella nomea  e quella infamia che per colpa di qualcuno ha avuto affibbiato come un marchio indelebile. L’arrivo in paese prevede l’incontro con l’assessore alla Pubblica Istruzione Dottoressa Anna Maria Balistreri, cosa che avviene nella biblioteca comunale dove è doverosa una visita con tanto di presenza dei visitatori, e dopo una foto di gruppo con il personale ci si avvia verso la scuola media intitolata all’insigne docente di diritto romano S. Riccobono. La scuola è un edificio di nuova generazione, dove il personale non docente cordiale e gentile ci fa accomodare in aula magna dove ad attendere vi sono un centinaio di studenti.
L’incontro inizia con l’assessore Balistreri che presenta gli ospiti lasciando poi la parola alla dirigente scolastica la quale si prodiga sulla questione legalità. La scaletta prevede la proiezione di tre video  ed il racconto della storia da parte dei coniugi Agostino ed un momento di formazione civica da parte di Cittadinanza per la Magistratura,con il vice presidente dell’Associazione Giovanni Palazzotto che inizia il suo momento di formazione civica parlando loro di legalità, invitandoli a tenere sempre alta l’attenzione verso questo concetto che va dal richiedere uno scontrino fiscale fino al baratto del voto elettorale che condizionerà la loro vita.
Parte il primo video che vede le nozze di Nino e Ida, dove questi due giovani si giurano solenne promessa d’amore davanti a Dio e dove la felicità brilla nei loro occhi ed in quelle dei loro genitori, fino al fatidico giorno di villa grazia di Carini dove dei killer spararono uccidendo Nino e Ida con la creatura che essa portava in grembo. Terminato il video prende la parola Vincenzo Agostino, cominciando il suo racconto descrivendo i motivi per cui non ha mai più da quel maledetto giorno voluto tagliarsi la barba ed i capelli. Il suo è un racconto che ha già fatto diverse volte davanti a platee attente e assetate di sapere come  e perche si uccide un servitore della stato assieme alla giovane moglie per altro incinta. Vincenzo con il suo linguaggio riesce facilmente a fare breccia negli ascoltatori, anche perché il racconto è pieno di particolari raccontati con dovizia. Vincenzo parla di suo figlio, di quanto amava fare il suo lavoro del rapporto benevolo che aveva con i suoi colleghi e con i giovani del territorio dove operava. Invita gli ascoltatori a tenere sempre alta la testa e ad avere bene in mente il concetto di onesta e di legalità, chiudendo il suo intervento con un invito ai ragazzi a scegliere bene da che parte stare.
Rosaria Pipitone moglie di Angelo Sciortino della direzione vigneti Placido Rizzotto cantina cento passi ed amica degli Agostino prende la parola ponendo l’accento sul paese di San Giuseppe Jato soggiogato da oltre duecento anni di satto cultura mafiosa adesso è diventata grazie a Libera di Don Ciotti un importante presidio di legalità e di anti mafia, creando lavoro regolare e non sottopagato come fanno i mafiosi che pongono innanzi il ricatto del bisogno. Libera ha creato condizioni di speranza soprattutto verso le nuove generazioni, facendo conoscere San Giuseppe Jato nel mondo non come paese infestato dalla mafia ma come espressione di realtà positive che si vanno formando. San Giuseppe Jato non è più il paese di Bernardo Brusca e del figlio Giovanni  detto  u vierru – il maiale, l’uomo che si rese complice della morte di Giuseppe Di Matteo il bambino dodicenne figlio del pentito Di Matteo, sequestrato, ucciso e poi sciolto nell’acido. L’uomo che si rese complice dell’assassinio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e di tre uomini di scorta nell’attentato di Capaci il ventitre maggio del millenovecento novanta due. NO San Giuseppe Jato non vuole più essere questo.
La sala cicalante adesso è pieno silenzio assieme agli insegnanti mentre guardano l’altro video che riguarda una lettera scritta tanti anni addietro a Padre Pino Puglisi da Augusta Schiera mamma di Nino Agostino e letta dall’attore Flavio Insinna durante una trasmissione televisiva. Ciò serve per dare spazio alla signora Schiera la quale anche lei come al solito traccia un profilo del figlio e della nuora visti con gli occhi di una madre.
Augusta Schiera racconta di due giovani innamorati che avevano deciso di sposarsi, di mettere su famiglia, di avere dei figli, e lei stessa di vivere una vita tranquilla fatta di amore verso i figli i nipoti  che sarebbero arrivati. Invece no tutto questo non è stato possibile, perché una mano non tanto ignota si scoprirà dopo, decide di mettere fine a quei sogni a quelle speranze che si stavano per mostrare. Il cinque agosto del millenovecentoottantotto una mano bastarda pose fine alla felicità di una famiglia. Augusta e Vincenzo sono gli artefici di una continua ricerca di verità e giustizia. Lei, la mamma racconta sempre di quando da un giorno di lutto nacque un giorno di felicità. Proprio il cinque di agosto di dodici anni dopo, nello stesso giorno della morte di Nino la sorella maggiore di Nino da alla luce un bambino a cui verrà dato il nome dello zio, NINO. Le lacrime di mamma Augusta creano un momento di generale commozione liberando un fragoroso applauso che l’aula magna gli vuole tributare.  Il venti maggio i coniugi Agostino saranno presenti alla camera dei deputati dove parteciperanno alla presentazione del libro di Davide Mattiello il quale parla di vittime di mafia tra cui Nino e Ida .L’ultimo video che viene proiettato è  il video dello stesso Mattiello alla inaugurazione della commissione nazionale antimafia, dove fa un accenno su Vincenzo Agostino padre dell’agente di polizia Nino.
L’assessore Balistreri ringrazia l’Associazione  Cittadinanza per la Magistratura con i suoi esponenti presenti grazie ai quali senza il loro impegno questo incontro non sarebbe stato possibile.
A distanza di ben ventisei anni Vincenzo Agostino e la moglie Augusta sono ancora alla ricerca di verità e giustizia.

liborio martorana

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