Continua senza
sosta da parte dell’Associazione Cittadinanza per la Magistratura il lavoro di
sensibilizzazione nelle scuole della provincia di Palermo. Oggi è toccato al
paese di San Giuseppe Jato dove assieme ai coniugi Agostino genitori del
poliziotto ucciso assieme alla moglie ben 26 anni addietro e dove ancora oggi
questi genitori che chiedono verità e giustizia, hanno portato una
testimonianza all’interno della scuola media S: Riccobono. E Cittadinanza per
la Magistratura nel suo girovagare fa tappa proprio nel paesino della valle
dello Jato, ricco di tradizioni e di reperti archeologici risalenti al III – IV
secolo a. c. La strada detta della liberazione che da Palermo porta a San
Giuseppe Jato è abbastanza scorrevole e panoramica. La valle vista dalla strada
prossima al bivio di entrata in paese mostra un panorama mozzafiato, una
immensa distesa di verde circondata dai suoi monti, mentre alcuni cartelli
stradali oltre a mostrare la strada verso il paese indica anche quella verso
Portella della ginestra e Piana degli Albanesi.
San Giuseppe
Jato non è solo un paese di mafia come poteva essere una volta al tempo della
famiglia dei sanguinari Brusca. Oggi la cittadinanza jatina vuole scrollarsi di
dosso quella nomea e quella infamia che
per colpa di qualcuno ha avuto affibbiato come un marchio indelebile. L’arrivo
in paese prevede l’incontro con l’assessore alla Pubblica Istruzione Dottoressa
Anna Maria Balistreri, cosa che avviene nella biblioteca comunale dove è
doverosa una visita con tanto di presenza dei visitatori, e dopo una foto di
gruppo con il personale ci si avvia verso la scuola media intitolata all’insigne
docente di diritto romano S. Riccobono. La scuola è un edificio di nuova
generazione, dove il personale non docente cordiale e gentile ci fa accomodare
in aula magna dove ad attendere vi sono un centinaio di studenti.
L’incontro
inizia con l’assessore Balistreri che presenta gli ospiti lasciando poi la
parola alla dirigente scolastica la quale si prodiga sulla questione legalità.
La scaletta prevede la proiezione di tre video
ed il racconto della storia da parte dei coniugi Agostino ed un momento
di formazione civica da parte di Cittadinanza per la Magistratura,con il vice
presidente dell’Associazione Giovanni Palazzotto che inizia il suo momento di
formazione civica parlando loro di legalità, invitandoli a tenere sempre alta l’attenzione
verso questo concetto che va dal richiedere uno scontrino fiscale fino al
baratto del voto elettorale che condizionerà la loro vita.
Parte il
primo video che vede le nozze di Nino e Ida, dove questi due giovani si giurano
solenne promessa d’amore davanti a Dio e dove la felicità brilla nei loro occhi
ed in quelle dei loro genitori, fino al fatidico giorno di villa grazia di
Carini dove dei killer spararono uccidendo Nino e Ida con la creatura che essa
portava in grembo. Terminato il video prende la parola Vincenzo Agostino,
cominciando il suo racconto descrivendo i motivi per cui non ha mai più da quel
maledetto giorno voluto tagliarsi la barba ed i capelli. Il suo è un racconto
che ha già fatto diverse volte davanti a platee attente e assetate di sapere
come e perche si uccide un servitore
della stato assieme alla giovane moglie per altro incinta. Vincenzo con il suo
linguaggio riesce facilmente a fare breccia negli ascoltatori, anche perché il
racconto è pieno di particolari raccontati con dovizia. Vincenzo parla di suo
figlio, di quanto amava fare il suo lavoro del rapporto benevolo che aveva con
i suoi colleghi e con i giovani del territorio dove operava. Invita gli
ascoltatori a tenere sempre alta la testa e ad avere bene in mente il concetto
di onesta e di legalità, chiudendo il suo intervento con un invito ai ragazzi a
scegliere bene da che parte stare.
Rosaria
Pipitone moglie di Angelo Sciortino della direzione vigneti Placido Rizzotto
cantina cento passi ed amica degli Agostino prende la parola ponendo l’accento
sul paese di San Giuseppe Jato soggiogato da oltre duecento anni di satto
cultura mafiosa adesso è diventata grazie a Libera di Don Ciotti un importante
presidio di legalità e di anti mafia, creando lavoro regolare e non sottopagato
come fanno i mafiosi che pongono innanzi il ricatto del bisogno. Libera ha
creato condizioni di speranza soprattutto verso le nuove generazioni, facendo
conoscere San Giuseppe Jato nel mondo non come paese infestato dalla mafia ma
come espressione di realtà positive che si vanno formando. San Giuseppe Jato
non è più il paese di Bernardo Brusca e del figlio Giovanni detto u
vierru – il maiale, l’uomo che si rese complice della morte di Giuseppe Di
Matteo il bambino dodicenne figlio del pentito Di Matteo, sequestrato, ucciso e
poi sciolto nell’acido. L’uomo che si rese complice dell’assassinio di Giovanni
Falcone, della moglie Francesca Morvillo e di tre uomini di scorta nell’attentato
di Capaci il ventitre maggio del millenovecento novanta due. NO San Giuseppe
Jato non vuole più essere questo.
La sala
cicalante adesso è pieno silenzio assieme agli insegnanti mentre guardano l’altro
video che riguarda una lettera scritta tanti anni addietro a Padre Pino Puglisi
da Augusta Schiera mamma di Nino Agostino e letta dall’attore Flavio Insinna
durante una trasmissione televisiva. Ciò serve per dare spazio alla signora
Schiera la quale anche lei come al solito traccia un profilo del figlio e della
nuora visti con gli occhi di una madre.
Augusta
Schiera racconta di due giovani innamorati che avevano deciso di sposarsi, di
mettere su famiglia, di avere dei figli, e lei stessa di vivere una vita
tranquilla fatta di amore verso i figli i nipoti che sarebbero arrivati. Invece no tutto
questo non è stato possibile, perché una mano non tanto ignota si scoprirà
dopo, decide di mettere fine a quei sogni a quelle speranze che si stavano per
mostrare. Il cinque agosto del millenovecentoottantotto una mano bastarda pose
fine alla felicità di una famiglia. Augusta e Vincenzo sono gli artefici di una
continua ricerca di verità e giustizia. Lei, la mamma racconta sempre di quando
da un giorno di lutto nacque un giorno di felicità. Proprio il cinque di agosto
di dodici anni dopo, nello stesso giorno della morte di Nino la sorella
maggiore di Nino da alla luce un bambino a cui verrà dato il nome dello zio,
NINO. Le lacrime di mamma Augusta creano un momento di generale commozione
liberando un fragoroso applauso che l’aula magna gli vuole tributare. Il venti maggio i coniugi Agostino saranno
presenti alla camera dei deputati dove parteciperanno alla presentazione del
libro di Davide Mattiello il quale parla di vittime di mafia tra cui Nino e Ida
.L’ultimo video che viene proiettato è il
video dello stesso Mattiello alla inaugurazione della commissione nazionale
antimafia, dove fa un accenno su Vincenzo Agostino padre dell’agente di polizia
Nino.
L’assessore
Balistreri ringrazia l’Associazione Cittadinanza per la Magistratura con i suoi
esponenti presenti grazie ai quali senza il loro impegno questo incontro non
sarebbe stato possibile.
A distanza
di ben ventisei anni Vincenzo Agostino e la moglie Augusta sono ancora alla
ricerca di verità e giustizia.
liborio martorana
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