martedì 3 settembre 2013

Un ponte da Merano a Palermo per la legalità - Maurizio Citarda

Si può prendere un ponte costruito con i mattoni della legalità ed unire due realtà del tutto antitetiche come Palermo e Merano? Per venti anni ho pensato che era impossibile. Come potevo fare interessare al tema della legalità negata dalla mafia a dei ragazzi che vivono in una piccola cittadina turistica di 40 mila abitanti dove non esiste criminalità, dove non ci sono problemi occupazionali, dove non devi conoscere nessuno per ottenere il rispetto dei tuoi diritti? Poi grazie alle parole di Agnese Borsellino del gennaio 2013 , in particolare quando in un messaggio inviato ad i membri del gruppo di FB “fraterno sostegno ad Agnese Borsellino “ , lessi in particolare queste parole : “…Con l’occasione vi esorto a continuare a sostenere i magistrati che, malgrado difficoltà di ogni tipo, non desistono dal fare piena luce sulla strage di via D’Amelio cercando quella verità sulla morte di mio marito che, sono sicura, se venisse un giorno a galla indebolirebbe le organizzazioni mafiose determinandone gradatamente la loro scomparsa. Vi garantisco che in me non albergano sentimenti di vendetta, desidero solo amare ed essere amata. Agnese Borsellino" E' scattata come una fiamma dentro di me ed ho detto proviamoci. E’ successo qualcosa che non avrei immaginato : sono riuscito ad essere testimone di come nel cuore di questi ragazzi , trovassero accoglienza ,l’esempio di Paolo Borsellino , di Giovanni Falcone, di Pietro Scaglione e di tanti altri martiri della giustizia. Per amore degli altri : giudici, servitori dello Stato delle forze dell’ordine, giornalisti, medici, sindacalisti, politici onesti, commercianti, hanno sacrificato la loro vita e non hanno pensato ad i propri interessi al proprio tornaconto, sono andati avanti perché sapevano amare, sapevano dare. Ad i miei studenti ho cercato di insegnare il valore più importante che Paolo e Giovanni ,simboli della legalità, ci hanno lasciato : ragazzi fate ciò che è giusto fare anche se difficile perché è giusto farlo. Grazie anche a cittadinanza per la magistratura , i mie studenti hanno potuto toccare la realtà viva, umana , effettiva , che si cela dietro i nomi dei lavori che hanno effettuato. Cosi quei nomi sono diventati reali come nel caso di Nino Agostino, Pietro Scaglione,Rocco Chinnici, Paolo Borsellino, ai cui familiari ho potuto consegnare i lavori dei ragazzi. Hanno capito che le storie di vita studiate appartengono ad uomini che avevano dei familiari, delle mogli, dei genitori, delle sorelle e dei fratelli. Che non sono personaggi da film ma persone reali, vere, autentiche. Questo è il breve racconto di ciò che è successo con le parole di Tommaso Carbone un ragazzo di 15 anni di Merano che non è mai stato a Palermo. “…La mafia è presente nella nostra penisola come un virus invisibile che logora e fa marcire il sistema, supportata grazie alla paura di molti cittadini che non ribellandosi anche con piccoli gesti diventano complici e succubi di tale potere. La mafia pur essendo invisibile è comunque formata da persone con nomi e cognomi e quindi può essere fermata. Queste cose magistrati del calibro di Falcone, Borsellino, Ciaccio Montalto e altri lo sapevano bene e per amore della loro terra hanno cercato di debellare questa malattia pagandone il prezzo con la vita. Erano gli anni '90. Ora non si sente più parlare di stragi, ma la memoria deve rimanere viva. Mafia, magistrati, uomini capaci di opporsi a un sistema corrotto, il senso civico... questi sono stati i punti chiave del nostro programma di diritto. Argomenti trattati in classe e non letti da un noioso libro di storia, con ragazzi nelle ultime file che giocano con il cellulare o che guardano fuori dalla finestra; argomenti trattati con il cuore, con testimonianze di chi quel periodo lo aveva vissuto da vicino: il nostro professore. Credo si dovrebbe cercare di insegnare più con il cuore e non limitarsi ai soli libri, cercando (e riuscendoci in questo caso) a coinvolgere gli studenti sensibilizzandoli ad un tema che tutt'ora è considerato da noi un tabù. Il nostro è stato un lavoro costruttivo e piacevole; ad ogni gruppo era stato assegnata la figura di un magistrato del quale bisognava sapere vita, morte e miracoli, perché di miracoli si parla. Gli ultimi giorni prima della fine della scuola abbiamo esposto in classe questi lavori, con power point e cartelloni. Probabilmente noi tutti non ricorderemo la data di nascita di tali personaggi, ma mai dimenticheremo ciò che queste persone hanno fatto per noi, per il nostro futuro e per il nostro paese. Prima del greco, del latino e della matematica viene l'essere un bravo cittadino capace di non farsi calpestare e in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.” Maurizio Citarda (Merano)

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