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domenica 27 ottobre 2013
CINISI 25 ottobre 2013 Incontro tra i cittadini ed il dott Di Matteo organizzato da Giuseppe Leone
Alle 17 un eterogeneo gruppetto di circa 10 persone si dà appuntamento davanti al bar Palazzolo di Cinisi, con noi alcuni ragazzi di Contrariamente, Nando Domè palermitano ormai trasferito a Torino, Adriana Castelli la nostra amica bergamasca ma palermitana nel cuore e altri che insieme a noi condividono la battaglia per la legalità. Poco dopo ci raggiunge Vito uno degli organizzatori, ed insieme a lui portiamo attraverso tutto il corso principale di Cinisi gli striscioni di Contrariamente e di Cittadinanza per la Magistratura, molte le persone che rallentano per leggere e per capire chi siamo. Appena arrivati al Municipio, Giuseppe Leone ci offre la possibilità di fare un saluto a nome dell’associazione, approfitto per salutare e per portare il nostro affetto ai PM di Palermo e di Caltanissetta che stanno portando avanti i processi Trattativa e Borsellino-quater, invitando la cittadinanza ad attenzionare questi processi e a fidarsi dell’ottimo lavoro svolto dai nostri magistrati. Prende la parola Riccardo Lo Bue che sottolinea che c’è bisogno di una partecipazione attiva, non basta mettere “panza e presenza”, invita a tal proposito a partecipare all’incontro che gli universitari di Giurisprudenza organizzeranno il 6 novembre prossimo presso la loro facoltà dal titolo: “Tu da che parte stai?”
Dopo i saluti del sindaco di Cinisi prende la parola Giuseppe Leone, organizzatore dell’incontro, racconta del suo incontro con il dott Di Matteo che, nonostante i suoi innumerevoli impegni lavorativi, si è sempre mostrato pienamente disponibile all’incontro con lui e con la cittadinanza.
Il dott. Di Matteo inizia a parlare dicendo che il vedere tanti giovani presenti riempie il cuore di speranza e di ottimismo, che questi incontri sono fondamentali perché sono l’essenza del lavoro di ogni magistrato cioè essere a servizio della collettività. Si rivolge soprattutto ai ragazzi delle scuole medie presenti dicendo che è importante che si parli di mafia specie in questi territori “imbevuti di mentalità mafiosa”, la mafia coltiva la speranza che non si parli di questi argomenti, questo silenzio aiuta i suoi affari. Bisogna parlare di mafia ovunque, specie in Sicilia che è un territorio senza eguali per il numero di uccisioni di magistrati, poliziotti, carabinieri e semplici cittadini per mano mafiosa. “L’INDIFFERENZA VERSO LA MAFIA UCCIDE QUANTO LA MAFIA”, Cosa nostra non avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto se non fosse stata aiutata dalla grande indifferenza della società civile che si sente solo spettatrice di queste vicende. Far finta di niente e delegare a pochi è vigliaccheria che fa sì che la mafia acquisti potere, ognuno ha la possibilità di fare qualcosa di importante. Bisogna combattere la mentalità mafiosa che è quella mentalità che spesso ci fa cercare la scorciatoia per arrivare a risolvere un problema, trovare un posto di lavoro, che ci fa cercare l’appoggio del mafioso di turno. In questo modo viene meno la propria libertà e dignità, si resta invischiati in una rete senza neanche accorgercene; il favore chiesto magari tanti anni addietro, prima o poi ci viene chiesto centuplicato. “Continuerò a parlare di mafia ai giovani perché è così che devo fare” - hanno delegittimato e isolato giudici come Chinnici, Borsellino, Falcone che facevano le stesse cose, additandoli come sovversivi e destabilizzanti.
Spesso ci sentiamo dire, specie in Sicilia, “tanto non cambierà mai niente, chi te lo fa fare ad impegnarti?” Non è vero che le cose non cambiano, venti anni fa organizzare un incontro del genere in un paese come questo era impensabile, spesso i processi contro la manovalanza mafiosa venivano chiusi con l’insufficienza di prove, adesso i Riina, i Provenzano, i Bagarella sono al 41 bis.
La mafia è anche rapporto perverso con la politica, l’economia, le istituzioni, la mafia non si è esaurita perché alcuni capi sono in carcere, bisogna combattere le collusioni esterne e la corruzione su cui ben poche misure i nostri governi hanno preso.
“Non pensate che si possa delegare tutto e sempre alla Magistratura”: questa deve occuparsi di repressione, non di prevenzione, la resa della mafia ci sarà ma deve partire da una rivoluzione culturale in particolare da parte dei giovani, il PM invita i docenti ad insegnare agli alunni la Costituzione italiana che molti vogliono cambiare mentre basterebbe applicarla.
Il dott Di Matteo chiude il suo discorso riprendendo l’appello iniziale: “NON SIATE INDIFFERENTI”. La platea attentissima ed emozionata scoppia in un applauso che fa capire quanto gradite siano state le parole del magistrato.
La parola passa alla preside dell’istituto comprensivo ed all’insegnante, promotore di un progetto portato avanti dai ragazzi, che invitano due alunne a leggere una lettera per il dott. Di Matteo, l’incontro si conclude con la proiezione di un video realizzato dai ragazzi della stessa scuola.
I nostri complimenti a Giuseppe Leone che con tanta energia e coraggio ha dato dimostrazione come tante belle iniziative possano partire da semplici cittadini.
Barbara De Luca
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