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lunedì 14 ottobre 2013
Quanto ci costa un caffè - Simonetta Genova
Giorno 9 ottobre 2013, al plesso Albanese della facoltà di Giurisprudenza, è stato organizzato un seminario, a cura di The Factory con la collaborazione dell'UDU, che aveva come oggetto una lettura giuridica del fenomeno dei posteggiatori abusivi (2 CFU), col titolo significativo: QUANTO CI COSTA UN CAFFE'?
Il Preside Prof. Scaglione ha inviato i saluti non di circostanza in quanto occupato per precedenti impegni istituzionali; è intervenuto Marcello Fazio, del comitato Posteggiamo i posteggiatori, che ha concluso il suo intervento con energico ottimismo facendo un incitamento a ''scolpire la statua che c'è dentro di noi''.
Il Dott. Guido Noto La Diega (anche in qualità di rappresentante di Addiopizzo e Cittadinanza per la Magistratura) ha fatto un breve excursus di alcuni aspetti giuridici, non senza confermarsi ancora una volta persona preparata e di spirito. Il tema gli è particolarmente caro proprio per le implicazioni mafiose del fenomeno, per quanto esso non sia fra le attività più redditizie rispetto ad altre svolte da quelle associazioni criminali. Se esse non hanno in questa attività il loro guadagno principale, svolgono però in tal modo un controllo illecito del territorio. In tal senso, ci sono idee su un progetto di restituzione del controllo del territorio alla collettività, con la costituzione di una cassa comune i cui proventi possano essere destinati alla realizzazione di infrastrutture.
Dal punto di vista strettamente giuridico, la tematica attiene al diritto civile, in quanto si può pensare a un contratto atipico di deposito (la consegna dell'automobile). La nullità di questo tipo di contratto sarebbe da attribuire non al vizio del consenso, bensì alla sua illiceità, derivante dal codice della strada. Si può pensare a un risarcimento per l'inadempimento nella custodia, furto o danni e anche alla restituzione del denaro con gli interessi, nonché al danno morale per lo stress causato e a quello biologico nel caso di aggressioni fisiche. Il danno non patrimoniale è dunque di natura contrattuale. Non è possibile costituirsi parte civile per mancanza di reato specifico. Assurdo per la difesa invocare l'art. 2034, che fa riferimento al dovere sociale e morale di aiutare chi è in difficoltà economiche, mentre l'art. 2035 ci ricorda che non possiamo ottenere risarcimento se abbiamo pagato per un'attività immorale.
Interviene il Prof. Manno, sottolineando come questi fenomeni non siano percepiti come gravi proprio perché non hanno rilevanza penale. Facendo riferimento agli articoli 629 e 635 e premettendo che il diritto penale va considerata una soluzione estrema, il Prof. Manno ricorda tuttavia che si possono configurare reati di danneggiamento ed estorsione, cioè l'ottenimento di un ingiusto profitto tramite violenza o minaccia. In questo caso, si tratta di una condotta vincolata indissolubilmente al fatto di verificarsi con violenza o minaccia differente, ad esempio, dalla rapina; anche quest'ultima è caratterizzata da violenza e minaccia, ma dà un vincolo diverso, una possibilità di scelta: si tratta di una costrizione relativa, non assoluta (l'inappellabile ''O la borsa o la vita!''). Se si paga il posteggiatore per timore, comunque si configura l'estorsione - a prescindere dall'effettivo verificarsi di un successivo danneggiamento. La poca entità dell'esborso scoraggia dal denunciare: si denuncia solo in caso di danneggiamento, che paradossalmente è percepito in modo molto più grave.
Con riferimento all'art.415bis, il professore rileva che il reato di estorsione è paradigmatico rispetto alla ribellione contro la mafia e il cosiddetto ''pizzo'', e ribadisce che, anche se la gestione abusiva dei parcheggi non è certo l'attività più redditizia, tuttavia serve a controllare il territorio affermando con forza l'identità dell'associazione mafiosa. Si tratta dunque di un articolo antropologicamente connotato, ovvero c'è un rapporto causale tra il soggetto e la situazione in cui si verifica il reato. L'art. 416bis aggiunge il contesto antropologico da cui promana quella condotta - in altre parole, è solo perché l'estorsore parla a nome dell'associazione mafiosa che egli ha la capacità di fare quel danno: non si tratta di un rapporto di mera materialità; in questo caso, il posteggiatore abusivo può diventare strumento della criminalità organizzata. Nonostante il soggetto abbia pagato ''la mafia'' per ottenere quel posto, non si profila comunque il reato di concorso esterno.
Per contrastare il fenomeno, bisogna smettere di considerare la gestione abusiva dei parcheggi come un servizio. È così che la mafia si sostituisce alle istituzioni dello Stato: in passato, il ''pizzo'' si pagava non solo per paura dell'estorsore, ma nella reale fiducia di avere quella protezione che lo Stato non forniva. Rimane tuttora una percezione sovvertita dei valori.
Dai partecipanti al seminario arriva una riflessione sul fatto che il vuoto normativo fa aggravare il fenomeno - forse è per questo che le forze dell'ordine non intervengono? Ci si chiede se sia possibile creare un registro degli abusivi e imporre un prelievo sui guadagni per poi creare infrastrutture adeguate. Si discute della presenza di un racket partenopeo al nord, della carenza di organico, della riluttanza a denunciare, di una sostenuta organizzazione anche degli abusivi immigrati presente a Palermo. Non è che le forze dell'ordine agiscano sulla spinta di una discriminazione: la realtà è che in questo settore la città è equamente divisa fra autoctoni e immigrati. Vero che a Palermo c'è un'abitudine delle forze dell'ordine alla convivenza con questo fenomeno ma, come afferma il Dott. Noto La Diega, non bisogna pensare come soluzione a uno stato di polizia. La legge Tognoli incaricò i Comuni di creare i parcheggi necessari; regolarizzare gli abusivi potrebbe anche essere una soluzione.
Il Prof. Di Chiara, docente di Diritto Processuale Penale, auspica una discussione da fare indossando i panni di cittadini e non di giuristi e sostiene che gli aspetti di diritto processuale penale sono davvero pochi. Invita però l'uditorio a considerare due documenti di tono diametralmente opposto. Il primo è l'ordinanza con la quale il Sindaco di Napoli analizza il fenomeno nel dettaglio e dispone strategie di controllo del territorio. Nell'ordinanza si distingue la figura del posteggiatore da quella del guardamacchine con consegna delle chiavi; le condotte rilevate sono incoraggiate dagli esercizi commerciali per mutua convenienza. Si tratta infine di un problema culturale; si pensa infine a un dispositivo che coinvolga non solo i posteggiatori, ma anche gli utenti - con sanzioni amministrative per chi consegna le chiavi. Non si può comunque parlare di illecito penale, ma di un illecito attinente il codice della strada.
Il secondo documento che il professore sottopone all'attenzione è una sentenza della Cassazione del 2010 nella quale si fa riferimento al fenomeno del parcheggio abusivo con l'espressione ''come per uso consolidato avviene in alcune città d'Italia'', nonché ''non è chiaramente delineata la presenza della minaccia''; insomma, un fenomeno dal profilo, per usare una parola di questa sentenza, abbastanza ''evanescente'': un servizio ben accetto da tutti e ritenuto indispensabile. Parole, tutte, che lasciano perplessi o sgomenti. Dopodiché si può configurare il reato di truffa per l'abusivo che rilascia uno scontrino del parcheggio o arriva sul posto di ''lavoro'' solo dopo che l'auto è stata parcheggiata - per non parlare dei reati, menzionati sopra, di estorsione e danneggiamento.
Il professore pone poi delle provocazioni: se porzioni consistenti di spazio pubblico sono state sottratte alla libera fruizione da parte della generalità dei cittadini, quale fruibilità libera esiste nelle cosiddette zone blu? Le tariffe di parcheggio sono diversificate per zona; ma sono congrue rispetto all'uso diversificato di chi parcheggia occasionalmente e chi invece lavora nella zona? Si tratta in fondo di un taglieggiamento legale! Le procedure per le assunzioni del personale interno all'ente concessionario sono corrette e trasparenti? Forse il fenomeno dei posteggiatori abusivi implica un discorso sulla gestione dei parcheggi da parte dell'ente pubblico territoriale, una riflessione sull'intelligenza emotiva e un consolidamento della coscienza civica. Il professore cita in tal senso il caso dei ragazzini multati in massa mentre, intervenuti a un festival della legalità, facevano stazionare i motorini sul marciapiede - in totale assenza di altra possibilità di parcheggio.
Il prof. Lavezzi di Economia Politica, traccia un profilo del fenomeno come un'attività economica informale vista come positiva in quanto svolta senza titolo di studio, senza imposizione fiscale, senza permessi di alcun genere. Vista anzi come soluzione per chi ha problemi economici gravi.
Le cause del fenomeno sono: mancanza di timore di essere sanzionati, bassa riprovazione sociale, scarsa fiducia nelle attività legali anche da parte del cittadino, disprezzo delle istituzioni, convenienza economica per il cittadino rispetto al parcheggio regolare. Il tempo che passa senza nessuna opposizione da parte dei cittadini o delle istituzioni rafforza ancora di più il potere ''contrattuale'' degli abusivi e addirittura si creano legami sociali con i cittadini.
Il Prof. Lavezzi è in disaccordo col fatto di sminuire la redditività del parcheggio abusivo; un conto approssimativo fa stimare grosse cifre e quindi fa presumere il controllo della mafia; purtroppo la polizia urbana tollera i parcheggi irregolari dagli abusivi ma non dai cittadini. Oltre ai mancati introiti per il Comune, le conseguenze di tutto ciò sono altamente diseducative per i minori che stanno per strada: ovviamente crescono non comprendendo l'illegalità e vedono il posteggiatore abusivo come una figura potente ed autorevole; le istituzioni sono viste come deboli o assenti nel controllo del territorio e lo sviluppo economico ne rimane inevitabilmente soffocato: l'estorsione provoca sempre un mancato sviluppo, ed è questo che ne aumenta la gravità, anche se rappresenta un introito non primario rispetto ad altre attività illecite della mafia. Il professore è favorevole a forme di legalizzazione, per quanto le consideri difficilmente realizzabili.
L'incontro ha riscosso interesse e momenti di partecipazione da parte di tutti.
(Simonetta Genova)
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