Blog ufficiale dell'Associazione "Cittadinanza Per La Magistratura"
domenica 10 novembre 2013
Presentazione "Mafia da legare" di Corrado De Rosa e Laura Galesi - III parte
Il moderatore focalizza il quesito per il Prof. Procaccianti, Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale, sulla pressione cui i periti sono sottoposti. Il professore esordisce definendo il Dott. De Rosa un autore coraggioso e dichiarando che nelle perizie elencate nel libro rivede tutta la sua vita professionale: ancora una volta, ci viene raccontato che, a seguito di minacce di morte, il perito manifesta la volontà di denunciare, ne parla coi colleghi, e ...viene invitato a parlare a bassa voce. In un'altra occasione, viene contattato per svolgere una perizia di parte per Liggio, che gli viene presentato come persona onestissima; oppone un rifiuto motivato dal fatto che all'epoca era assistente universitario, e si vede proporre una mazzetta milionaria da far girare la testa, anch'essa rifiutata. Il professore si ritiene fortunato ad avere svolto soltanto perizie d'ufficio, e mai di parte. Purtroppo l'edificio della perizia si fonda unicamente sull'etica del singolo, che è un professionista chiamato dal giudice che non possiede i mezzi della scienza medica. Ma la medicina non è una scienza esatta, e la branca della psichiatria, se possibile, è ancora meno esatta. A tal proposito, il professore racconta l'episodio in cui uno dei periti dissente nella sua diagnosi e viene condannato lui stesso per avere fornito una falsa perizia (in seguito, scagionato). Spesso, in sostanza, una certa diagnosi viene fatta in scienza e coscienza ma, altrettanto spesso, l'esito della perizia risente di altre motivazioni. Ne risultano modi diversi di guardare allo stesso fenomeno: ognuno vede le cose in modo diverso, ma perché entrano in gioco altri interessi. Cita il caso di Riina, Provenzano, della signora Li Gresti. A lui accade spesso che, non potendo accettare tutte le perizie, gli venga chiesto di suggerire altri colleghi: e lì parte la difficile ricerca di professionisti con un senso etico comprovato, cosa di cui spesso i giudici non si avvalgono. Il professore è contrario all'idea che il mafioso cui sia diagnosticato un disturbo reale debba scontare ugualmente la pena con il carcere, in quanto esistono davvero condizioni con esso incompatibili; però non basta il perito psichiatra: occorre che egli sia affiancato da un medico legale che conosca perfettamente i risvolti legislativi delle diagnosi (eventualità del criminale di essere curato fuori dal carcere, di seguire una cura in un carcere più adatto, etc.). Nella richiesta delle perizie, un magistrato illuminato non trascura gli aspetti diversi da quelli strettamente clinici.
La scaletta dell'incontro prosegue in modo flessibile per consentire interventi al dibattito, tanto da essere coronata dai versi estemporanei di una studentessa del terzo anno, Chiara Martorana, naturalmente in tema: <>, <>
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento