mercoledì 25 marzo 2015

21 marzo giorno di primavera e di ricordo

Sabato pomeriggio si è svolto nella splendida location della Chiesa del Gesù di Casa Professa a Palermo la commemorazione delle vittime di tutte le mafie, dal titolo LA SOCIETA’ RESPONSABILE RICORDA, organizzata dalla Associazione Vespri Siciliani e dalla Associazione Turistico culturale Itiner Ars con la collaborazione dell’Associazione Cittadinanza per la Magistratura. Un pomeriggio all’insegna del ricordo e della testimonianza di personalità che nella loro vita hanno avuto a che fare con le organizzazioni mafiose. I saluti di apertura di Padre Francesco Paolo Rizzo presidente dell’associazione Vespri Siciliani ha anticipato le note dei Cento passi eseguita dal trio di chitarristi Ettore Baiamonte, Antonio Caliò e Francesco Madonia. Con la moderazione di Giovanni Palazzotto dei Vespri Siciliani e di Liborio Martorana di Cittadinanza per le magistratura si è aperto l’evento con la testimonianza del Professore Luigi Barbieri, docente dell’istituto magistrale Danilo Dolci che ha parlato del Progetto Legalità, della sua diffusione e della cultura della legalità dando un eccellente ricordo di Filippo Basile, zelante ed onesto funzionario dell’assessorato agricoltura e foreste della Regione Siciliana ucciso per non avere voluto piegarsi al malaffare che purtroppo alligna anche dentro le istituzioni. La presenza e l’intervento del’ex magistrato Alfonso Giordano, giudice del maxi processo che vide alla sbarra personaggi inquinanti come Michele Greco, Totò Riina, Leoluca Bagarella e tutto il ghota mafioso che imperava tra gli anni 70/80, tracciando un ritratto di quello che fu il primo grande processo alla mafia, portando alla condanna gli esponenti mafiosi per diverse centinaia di anni di carcere. Il Liceo Classico Emanuele Basile di Monreale con le alunne Simona Catalano, Arianna Cammarata, Giulia Romano e Giulia Garofalo, hanno presentato Percorsi contro il Femminicidio con una proiezione video di un filmato realizzato con la scuola che esse frequentano, cercando con delle letture di dare il metro di tutti quegli omicidi al femminile che accadono attorno a noi. Da trentacinque anni scrive poesie dialettali vincendo anche diversi premi. Ha scritto poesie in lingua dialettale parlando di temi comunissimi, parlando di sole, di mare e di una terra che di li a poco scoprirà non essere. Ma dal 1992 dopo il periodo delle grandi stragi e dopo la morte di Paolo Borsellino decide di scrivere solo di accadimenti sociali intitolando le sue poesie a personaggi che oggi sono eroi della società civile. Lei è la poetessa dialettale Lina La Mattina che in questa giornata ha letto per la prima volta una poesia in lingua italiana, dedicata al giovane medico Aldo Naro ucciso il mese scorso davanti la discoteca Goa dove era andato a festeggiare la laurea appena conseguita. Ferdinando Domè ci riporta indietro di oltre quarant’anni , descrivendo la strage di via Lazio dove un commando di mafiosi composto dai rappresentanti di tutti i mandamenti, travestiti da finanzieri irruppero in un cantiere edile e uccisero i componenti di un’altra famiglia mafiosa, la famiglia dei Cavataio che avevano stabilito il proprio covo all’interno del cantiere di proprietà del costruttore Moncada, nell’ambito di uno scontro tra mafiosi per il controllo del territorio. Era il periodo del sacco di Palermo ed i palazzi nascevano come funghi in una città affamata di benessere, dove le armi spesso crepitavano lasciando a terra corpi senza vita, ed uno di questi fu proprio il padre di Ferdinando Dome trovatosi casualmente sul posto in quanto custode dei garage sotto un palazzo. Del caso della famiglia Accardo si ricorda che è un caso accaduto appena qualche anno fa. Un padre ed un figlio improvvisamente scomparsi ed un altro figlio suicidatosi subito dopo. Un caso che fino a qualche mese fa non si riusciva a capire i motivi di questa scomparsa ma adesso dopo le dichiarazioni del pentito Vito Galatolo tutte le tesi iniziali si possono accantonare. Mi hanno sterminato una famiglia ha gridato dai microfoni Rossella Accardo madre e moglie dei suoi familiari scomparsi, e lo ha gridato forte come se avesse voluto farlo sentire anche ai sordi o ancora meglio ai morti. Una donna di quelle che, come diciamo noi dalle nostre parti, c’arraggia l’arma (porta la rabbia dentro) per avere da un giorno all’altro visto sterminata la sua famiglia. Brevissimo e leggero è stato l’intervento di Beppe Faraci, il quale dietro domande ha fatto con una celata emozione un breve ritratto del padre scomparso col metodo della lupara bianca, quando lui era ancora un bambino. Sale subito agli occhi una sedia posta ai piedi dello stupendo altare della Chiesa del Gesù, una sedia che simboleggia un posto occupato con sopra appunto un cartello con la dicitura POSTO OCCUPATO una sciarpetta appoggiata sulla spalliera, come anche una borsetta, un bellissimo cappello poggiato sulla seduta ed un paio di scarpe lasciate li come se qualcuna se le fosse tolte da pochissimo e con fare svogliato. Tutto rigorosamente rosso. Ed è l’avvocato Maria Vittoria Cerami responsabile Sportello anti violenza DIANA presso il Tribunale di Termini Imerese, che ha rimarcato il fatto che il femminicidio è qualcosa che interessa tutta la socieata. La simbologia che ha preparato l’Avvocato e che sempre si porta appresso quando va a parlare pubblicamente di femminicidio basterebbe a non farle usare le parole ma soprattutto dovrebbe essere da stimolo a fare smuovere le coscienze. Antonio Pavone di Forum Lybra/ Fare università è un giovanissimo studente universitario, portatore di valori sani e credente della cultura della legalità. L’impeto che ha messo nel suo breve intervento lo ha portato ad un momento di emozione che solo chi crede in qualcosa di importante come la lotta alla mafia ed alla illegalità può avere, mentre la bellezza della sua giovane età non lascia scampo ad eventuali pregiudizi di sorta. La sua potrebbe essere una storia uguale a quella di tanti altri lavoratori, un lavoratore che la mattina si alza va ad aprire la propria bottega, accende le luci, aspetta i dipendenti e comincia a lavorare come fanno in tanti. Crede nel suo lavoro, gli si dedica anima e corpo assieme a tutta la famiglia, si fa ben volere e cosi va avanti nelle sue giornate. Sembrerebbe una bella favola un bellissimo sogno che piano piano si va avverando, ed invece un bel giorno il sogno si blocca ed al suo posto spunta l’incubo. E l’incubo altro non è che il racket delle estorsioni, quella parte della mafia che si occupa di reperire liquidità per perpetrare i propri crimini. Il racket si materializza in azioni vessative, si materializza in persone dall’aria arrogante e meschina, si materializza nell’indifferenza del quartiere dove questo lavoratore opera. Ed è cosi che comincia il calvario per lui e per la sua famiglia. Richieste continue di denaro, di beni da consumare per le feste, da aggressioni fisiche, da rapine e per ultimo due buchi nel muro del locale dove lavora, e delle scritte in inglese che significano morte. Ma non si può stare appresso continuamente a questi scacazzati, a tutto c’è un limite ed il limite è stato raggiunto. Una denuncia che sfocia in arresti, processi e condanne sembra portare un po’ di tranquillità al nostro amico, ma tutto ovviamente fino ad un certo punto, perché l’Idra a sette teste che sguazza nella sua sporca palude ritorna all’attacco, ed il nostro amico ancora una volta dice di no. Lui è Alessandro Marsicano, gestisce una pasticceria fondata dal padre circa cinquanta anni fa in via Solarino di fronte l’ingresso dell’università. Termina gli interventi Vincenzo Termine giovane redattore del neo giornale L’ora che parla delle sue “letture Memorie del male” . Si ringraziano: Gero Cordaro (familiare di Lia Pipitone), Sergio Quartana e l’Associazione Culturale Polizia Municipale “Don Pino Puglisi”, Giovanna Cernigliaro dell’UNICEF, Il Centro Santa Chiara, la Comunità Comboniana di Ballarò,La Cittadella dei migranti di Biagio Conte. Ed un ringraziamento particolare va al bravissimo trio di chitarristi Ettore Baiamonte, Antonio Caliò, e Francesco Madonia. I saluti di Padre Francesco Paolo Rizzo presidente dell’Associazione Vespri Siciliani chiudevano la serata, lasciando gli intervenuti nella consapevolezza che ribellarsi è giusto. liborio martorana

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