giovedì 24 novembre 2016

Incontro I.C. Scelsa - Palermo 24 novembre 2016



Credo che la misura che qualcosa nel DNA delle giovani generazioni stia cambiando rispetto al concetto di legalità e di conoscenza del fenomeno delle mafie, sia racchiusa nella foto che vedete pubblicata sopra il post. Decine e decine di ragazzini di scuola elementare e media che si accalcano e fanno a gara per avere l’autografo di Ferdinando Domè, figlio di Giovanni Domè vittima innocente della strage di Viale Lazio.
Insieme  a Nando, nell’ambito del concorso intitolato al nostro caro Giovanni Palazzotto, siamo stati oggi all’istituto comprensivo Scelsa,  una scuola che abbraccia un vasto territorio palermitano attorno a Via Altofonte ed ai Pagliarelli.

E’ stata una mattinata con tanta emozione nel sentire raccontare una storia avvenuta più di quaranta anni fa ma che ritorna attuale attraverso il ricordo di Nando perché il dolore di un figlio, di una moglie, non va mai in prescrizione.

Centinaia di occhietti attenti erano lì, pronti ad ascoltare ogni parola. La storia di questo bambino di 11 anni, adesso adulto, è diventata la loro storia. Erano tutti desiderosi di capire come avesse vissuto questo dolore, come avesse superato il trauma della perdita di un papà.

La vita della famiglia Domè viene stravolta il 10 dicembre del 1969 quando, a seguito dell’uccisione del boss Michele Cavataio e di altri suoi sodali, rimane ucciso anche Giovanni Domè che, assolutamente estraneo a qualsiasi vicenda di mafia, si trovava lì per riscuotere un anticipo sulla sua paga.
Da quel giorno è l’inizio di un calvario per la moglie ed i cinque figli (il più piccolo di soli 18 mesi) che si vedono costretti  a vivere in collegio ed a vedersi additati come figli di un mafioso e per questo isolati dai compagnetti.

Ci sono voluti quarant’anni ed un nuovo processo per vedere i colpevoli condannati all’ergastolo e la figura di Giovanni Domè riabilitata. Quarant’anni per riuscire a rompere il silenzio e per consentire a Nando di uscire dal suo guscio di dolore e di raccontare chi era suo padre.


Alla fine della storia un groviglio di mani si è alzato per fare mille domande, per chiedere tanti particolari a cui pazientemente si è data risposta ed alla fine delle quali si è proiettato un video in cui si sono rivissuti i momenti  di questa vicenda di una tranquilla famiglia che avrebbe potuto essere ciascuna delle nostre.

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